10.02.2023 DAL MYANMAR UN MESSAGGIO DELLE SUORE SULLA SITUAZIONE NEL PAESE…..clicca sotto.

messaggio dal myanmar

 

MESSAGGIO DAL MYANMAR

 

Repubblica Unione del Myanmar Governo di Unità Nazionale

https: //nugmyanmar.org

Dal comunicato Stampa del 13 settembre 2021

Il Governo di Unità Nazionale del Myanmar (NUG) annuncia la rivoluzione difensiva del popolo contro la giunta militare. Il partito di Aung San Suu Kyi legittimo vincitore delle scorse elezioni nel novembre 2020 attraverso un’ordinanza ha dichiarato lo Stato di Emergenza del paese, chiudendo tutti gli uffici governativi per un periodo indefinito, e con una direttiva definisce i termini di Condotta delle Forze Difensive del Popolo. L’annuncio è stato accolto da un illimitato sostegno da parte del popolo.

“La giunta militare di Min Aung Hlaing continua a commettere atrocità contro il popolo del Myanmar e in questi ultimi sette mesi ha trascinato il paese in una situazione di instabilità con  una severa crisi multiforme,   di carattere economico, sanitario, e umanitario. Dopo il tentato colpo di stato, milioni di abitanti si sono uniti in movimenti di resistenza non-violenta  e di proteste pacifiche.

I militari hanno risposto con violenza, uccidendo più di mille persone disarmate unite nella protesta, e detenendone arbitrariamente più di altre settemila, attaccando e distruggendo proprietà civili, in violazione delle leggi che garantiscono i diritti umani, e con una offensiva particolarmente diretta contro le aree etniche.

Con il fallito colpo di stato illegale che entra nell’ottavo mese, risulta chiaro che la giunta militare non è interessata a cercare una soluzione pacifica, intendendo invece continuare l’uso della violenza per prendere in mano il potere.

Il NUG, quale governo legittimo del Myanmar, ha la solenne responsabilità di proteggere gli interessi e la sicurezza del nostro popolo, riportando il paese a una condizione di stabilità. Con il fallimento dei vari sforzi politici e diplomatici per fermare la brutalità dei militari  in questi passati otto mesi, le comunità locali si sono trovate costrette a mettere insieme forze difensive per proteggersi dalle continue atrocità dei militari.

Il NUG riafferma il suo impegno ad assicurare quanto serve per creare una catena unica di comando tra le Forze Popolari di Difesa, rispettando il proprio codice di condotta che è in linea con le Leggi Umanitarie Internazionali, e la Convenzione di Ginevra.

Il NUG ha inoltre accettato la giurisdizione della Corte Criminale Internazionale, il  che significa che tutti quanti agiscono in Myanmar possono essere chiamati a rispondere  delle proprie  azioni, secondo lo Statuto di Roma.

Il NUG sta tentando di difendere il Myanmar da quella che  è la causa di crisi e di guerre civili, ovvero i militari. Le Forze Popolari di Difesa assumerà un ruolo molto importante nella riforma del settore di sicurezza del  paese in  futuro, assicurando la costituzione di un Esercito Federale e adeguandosi alla legge internazionale, per la protezione del proprio popolo e per una Unione Democratica Federale guidata da leggi civili.

Nello stesso tempo, il NUG dà un chiaro messaggio ai militari per dire che hanno una sola scelta: accettare l’ordine di ritirarsi immediatamente dalle loro postazioni e mettersi sotto la protezione delle Forze Popolari di Difesa e le EAOs (Organizzazioni Etniche Armate).

Il NUG ha invitato e continua ad invitare i membri delle forze militari e di polizia a unirsi al popolo dentro il  NUG.

Il NUG assicura la salvezza e la sicurezza di quelli che si uniranno e delle loro famiglie, e cercherà di trovare una sistemazione per quanti vorranno continuare il loro impegno di soldati.

Il NUG, come governo legittimo del Myanmar, apprezza e riconosce i diversi sforzi internazionali a sostegno del Myanmar, e continuerà a coinvolgere la comunità internazionale e a rispondere alle leggi internazionali, implementando i propri scopi e il proprio impegno.

Notiamo, tuttavia, che i militari sono stati invitati a partecipare ufficialmente ad alcuni raduni internazionali con l’incontro di altri Stati, mentre stanno trattando con altri paesi per questioni militari ed economiche, intaccando così illegalmente la legittimità del NUG come rappresentante unico del popolo del Myanmar.

I militari hanno rifiutato lo sforzo di molte organizzazioni e agenzie internazionali di portare aiuto alla gente nel settore sanitario, causando così morti inutili dovuti al COVID-19, e generando instabilità e crisi umanitarie nelle regioni. E’ ovvio che la comunità internazionale non può essere chiamata in causa per intercedere a favore dei movimenti democratici e della sicurezza e il benessere del popolo del Myanmar contro l’assalto frontale e brutale delle giunta militare.

Di fatto, questi ultimi sette mesi hanno mostrato chiaramente che la solidarietà nazionale e l’azione collettiva, sono il metodo più efficace per porre fine al colpo di stato, al caos, e alla instabilità creati dai militari. Se il popolo continua a resistere al dominio dei militari, l’aumento della violenza da parte loro sarà inevitabile.

La forza eccessiva e portatrice di morte usata dai militari contro quanti protestano pacificamente ha portato i giovani ad assumere atteggiamenti rivoluzionari di difesa. Nel paese si sono già formati gruppi di difesa che hanno iniziato a reagire, mentre l’EAOs (Organizzazioni Etniche Armate) sono pronti a difendersi dalle forze militari che entrano nelle loro zone e attaccano i loro villaggi. Il PDF (Forze Popolari di Difesa) si unisce a EAOs nei vari stati e regioni per preparare dei piani coordinati.

Il NUG chiede l’unità di tutto il popolo del Myanmar, per togliere potere agli oppressori militari – che usano la violenza contro il popolo stesso – per il suo bene e per ristabilire una unione federale pacifica e democratica che sia di piena salvaguardia per l’uguaglianza, la libertà e la democrazia per tutti.

Chiede inoltre che la comunità internazionale riconosca il NUG quale governo legittimo del popolo.

Come tale il NUG darà ascolto alle richieste del popolo del Myanmar e risponderà al suo bisogno di protezione dalla brutalità dei militari. Noi riconosciamo e accettiamo i nostri diritti e i nostri doveri di difendere il nostro popolo”.

 

 

 

21 giugno 2021

OGGI COME 33 ANNI FA…..E’ GUERRA CIVILE IN MYANMAR!

Il generale MIN AUNG HLAING come il dittatore NE WIN che, nel 1988 cercò di fermare le proteste popolari e studentesche provocando migliaia di morti.

Il popolo non ci sta, rifiuta la dittatura e come più di 30 anni fa si ribella, protesta, si difende come può, combatte per diritti umani e democrazia, per un governo scelto, voluto e votato.

Il popolo birmano chiede aiuto ma, in questa guerra civile è solo.

In migliaia fuggono nei paesi limitrofi come la Thailandia ma, molti di loro vengono rimandati indietro.

Anziani, donne e bambini trovano rifugio presso le suore che li accolgono nelle missioni cercando di dare loro assistenza di ogni genere, alimentare e medica, conforto e protezione, rischiando loro stesse ritorsioni. Quando e dove possono raggiungono alcune piccole comunità all’interno della foresta dove la gente si nasconde, portando viveri e medicine.

Alcuni villaggi sono stati bombardati e assediati dai militari che derubano, distruggono, arrestano e uccidono chi pone resistenza, ad oggi si contano oltre 1.000 morti. Gli uomini scappano e si arruolano nei gruppi armati etnici contrari al colpo di stato.

La giunta militare blocca la distribuzione dei viveri mentre continua i suoi affari commerciali con Cina e Russia. Non c’è elettricità, internet è limitato a chi possiede una connessione wi-fi, chi usa i social viene spiato, controllato e se trovato arrestato e torturato.

Aung San Suu Kyi (premio Nobel per la Pace 1991 e consigliere di stato) continua ad essere tenuta reclusa agli arresti domiciliari, accusata di brogli nelle ultime elezioni e di altri presunti reati, non consentendole di parlare coi suoi avvocati, mentre il suo partito è stato sciolto per via giudiziaria.

Come lei altri parlamentari e gente comune sono detenuti, si parla di più di 4.000 arresti senza capi d’imputazione reali e comprovabili.

Un ritorno nell’incubo di un passato già vissuto, un vero e proprio schiaffo alla democrazia, un evidente non rispetto dei fondamentali diritti umani e, di fronte a tutto ciò il mondo intero resta a guardare.

 

 

25 maggio 2021

Clicca e leggi la lettera del Cardinale Bo

CONFERENZA EPISCOPALE CATTOLICA DEL MYANMAR

 

PILLOLE  DAL  MYANMAR…….

28 aprile 2021

Il Myanmar è sull’orlo della guerra civile che, prima o poi, inevitabilmente, scoppierà.

La gente ha paura ma si sta preparando ad affrontarla perché, se nessuno andrà in loro aiuto, la popolazione dovrà combattere da sola.

Le suore stanno cercando di assistere a tempo pieno i poveri malati del dispensario della Caritas con l’aiuto di medici e infermieri, dal momento che gli ospedali sono stati chiusi in seguito al movimento di disobbedienza civile.

Sono una cosa sola con il popolo e i giovani in particolare (la cosiddetta generazione Z), che esce letteralmente ogni giorno per le strade a manifestare e gridare i propri slogan di rivolta contro la dittatura militare. In mille modi, stanno esprimendo il loro desiderio di pace e di giustizia e democrazia.

L’ONU non può intervenire sulla base della “Responsabilità di proteggere” (R2P, principio stabilito nel 2005 durante il summit mondiale delle Nazioni Unite), perché Cina e Russia hanno posto il veto ad un intervento negli affari del Myanmar basato su di tale principio.

Anche gli Stati dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN), per motivi propri, non sono disponibili ad intervenire.

C’è molta delusione nel popolo birmano che si sente abbandonato dal resto del mondo e mai come in questo momento si affida e, confida in Dio.

Quanto è vero ciò che dice il salmista: “È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti”!

30 marzo 2021

Le dimostrazioni stanno continuando tutti i giorni e tutte le notti, ovunque nel paese. Il Covid19 sta ancora diffondendosi e non abbiamo vaccini per prevenirlo.

In questo momento gli ospedali civili sono chiusi e alcuni medici e infermieri che stanno attuando la disobbedienza al governo militare vogliono aiutare i molti malati che necessitano di cure.

La Chiesa locale ha aperto le proprie case per questi bisognosi, con l’assistenza di questi medici e infermieri. La Chiesa ha chiesto la presenza delle nostre suore al dispensario Caritas in Loikaw, ora divenuto un piccolo ospedale con parecchi pazienti ricoverati.  Tre suore professe perpetue e 4 juniores sono lì giorno e notte presso la cattedrale di Cristo Re.

Per loro è molto pericoloso, i militari interrogano tutti per le loro indagini e rischiano di essere arrestati. Nessuno sa quanto durerà questa situazione!

Purtroppo l’ipotesi di una guerra civile è quasi certezza, non sappiamo quando avverrà ma ci saranno perdite pesanti.

MYANMAR

Anche le suore di Maria Bambina scendono per le strade insieme alla loro gente per protestare pacificamente contro il colpo di stato militare dello scorso febbraio.

E’ una manifestazione che unisce tutto il popolo birmano, senza distinzione di classe sociale, età e religione, uniti per un solo valore: la democrazia.

Democrazia della quale solo da qualche anno avevano iniziato a sentirne il “profumo” e, alla quale non vogliono più rinunciare.

Sembra essere tornati indietro di 30 anni, ai tempi del generale Ne Win quando nel paese isolato dal resto del mondo vennero uccisi migliaia di studenti che rivendicavano semplicemente i diritti civili come la libertà di espressione, ma a differenza di allora oggi grazie ai social c’è una “finestra” aperta dalla quale tutto il mondo guarda, commenta e si unisce alla protesta in loco.

Vi riportiamo uno stralcio del discorso dell’ambasciatore birmano all’assemblea delle Nazioni Unite per darvi una fotografia generale della situazione.

 

Dichiarazione dell’ambasciatore Kyaw Moe Tuo, Rappresentante permanente della Repubblica dell’Unione del Myanmar presso le Nazioni Unite. (New York, 26 febbraio 2021)
Signor Presidente,
rappresento il governo civile guidato dall’NLD (LEGA NAZIONALE PER LA DEMOCRAZIA) eletto dal popolo del Myanmar.
Le elezioni generali libere ed eque tenutesi con successo l’8 novembre 2020 in Myanmar sono davvero una pietra miliare significativa nella nostra storia. Le persone hanno mostrato entusiasmo e attaccamento alla democrazia attraverso i loro voti alle elezioni.
La schiacciante vittoria della Lega nazionale per la democrazia (82%) dimostra chiaramente che il popolo del Myanmar è solidamente unito per superare qualsiasi ostacolo nel viaggio verso una società pacifica e prospera, dove i valori democratici diventino una norma.
Ignorando completamente il desiderio del popolo, il 1 ° febbraio 2021 l’esercito militare ha organizzato un colpo di stato, nel giorno in cui il nuovo Parlamento avrebbe dovuto convocare la sua prima riunione. I militari hanno arrestato il consigliere di stato, il presidente e altri politici, leader e attivisti civili.
Da allora, i cittadini sono scesi per le strade di tutto il paese e hanno espresso la loro delusione per il colpo di stato militare, nonché hanno chiesto l’immediato rilascio di tutti i detenuti e il ritorno alla guida del paese del governo eletto. Il colpo di stato militare non è accettabile in questo mondo moderno e deve fallire!
L’esercito birmano spara per uccidere i manifestanti, arresta i parlamentari usando leggi ingiuste, emettendo mandati senza alcuna base giuridica e ignorando la tutela dei diritti umani fondamentali.
In questo momento importante, il continuo e forte sostegno della comunità internazionale è imperativo per il popolo del Myanmar nella nostra lotta contro il regime militare. Cogliendo questa opportunità, vorrei ringraziare tutti i paesi che hanno espresso la loro solidarietà.
Il popolo del Myanmar è resiliente, perseverante e unito nella lotta ma abbiamo bisogno di un’azione più forte possibile da parte della comunità internazionale per porre fine immediatamente al colpo di stato militare, per restituire il potere al popolo e per ripristinare la democrazia.
In conclusione, signor Presidente, continueremo a lottare per un governo che sia del popolo e per il popolo.
 
 

MYANMAR

Dicembre 2021 – Continua ad essere drammatica la situazione in Myanmar, dove ormai la popolazione si rifugia nella foresta allestendo case di fortuna per stare lontani dai disordini e dalle rappresaglie dei militari.

Le suore li raggiungono portando loro viveri, medicine, coperte, indumenti e tanto supporto morale e spirituale.

Ammiriamo la dignità di questo popolo capace di trasformare un posto freddo e selvaggio in un luogo caldo, accogliente e pulito, dove condividere insieme e in armonia un momento così tragico.

Grazie a voi tutti che continuate a sostenere i bambini, le famiglie, intere comunità col vostro contributo.

Non abbandoniamoli!!

Una preghiera insieme!

 

ETIOPIA 

Il paese del CORNO d’AFRICA è nel vivo di una GUERRA CIVILE fra i ribelli della regione settentrionale del TIGRAY e il governo di ADDIS ABEBA.

Il 4 novembre (2020) l’esercito di Addis Abeba, in risposta all’attacco a un deposito d’armi federale da parte dei ribelli ha sferrato l’offensiva che è diventata detonatore in tutto il Paese. L’operazione per ristabilire l’ordine costituzionale doveva durare un mese! Si combatte ancora oggi.

Il rapporto Onu parla di: “Brutalità estrema da entrambe le parti in conflitto”. Il sogno di riformare il paese del premier Abiy, l’uomo che vinse il Nobel per la pace (2019) mettendo fine alla guerra fredda con l’Eritrea, si è spento nel sangue.

Il governo di Addis Abeba ha isolato completamente la regione del TIGRAY, bloccandone l’accesso a beni commerciali e aiuti umanitari, secondo il report delle Nazioni Unite sono circa 1,9 milioni gli sfollati che scappano in altre regioni del paese, 100mila bambini sono a rischio malnutrizione potenzialmente letale nei prossimi 12 mesi, con focolai di epatite tra i rifugiati.

I riflettori internazionali su questo pezzo d’Africa sono spenti, a parte sporadici reportage. L’Etiopia non intende cedere a pressioni straniere, considerate ingerenze.

Il conflitto etiope non è solo un danno per l’Etiopia, ma per tutto il Corno d’Africa e il continente. L’Etiopia è il secondo paese più popoloso dell’Africa (115 milioni di abitanti), sede dell’Unione africana e snodo economico e commerciale di prima importanza per il Continente africano.

Dallo scorso novembre 2021 la situazione è degenerata! I discorsi dell’odio a sfondo etnico hanno raggiunto livelli preoccupanti.

“Quando gli elefanti combattono è sempre l’erba a rimanere schiacciata”. Il significato di questo antico proverbio africano è chiaro: quando i potenti combattono per i loro interessi personali, a farne le spese sono sempre i più deboli, la popolazione.

AGGIORNAMENTI APRILE 2022

Nonostante tutto sta reggendo la tregua umanitaria dichiarata a fine marzo dal governo di Addis Abeba e accettata dalle autorità del Tigrai in cambio dell’accesso di aiuti nella regione dell’Etiopia settentrionale.

Il 24 marzo il governo etiope emana la dichiarazione di Tregua Umanitaria. Il Premier etiope ha affermato che tale mossa faciliterà l’accesso umanitario al Tigray e aprirà la strada alla risoluzione del conflitto nel nord dell’Etiopia. Tale dichiarazione è arrivata come fulmine a ciel sereno, dopo più di 500 giorni dallo scoppio della guerra iniziata nel novembre 2020 in Tigray.

Venerdì 25 marzo, arriva il comunicato dal governo del Tigray in cui dichiara l’impegno ad attuare una cessazione delle ostilità con effetto immediato, esortando le autorità etiopi ad accelerare la consegna degli aiuti di emergenza nel Tigray, dove centinaia di migliaia di persone rischiano di morire letteralmente di fame.

Va rafforzata questa tregua, resa fragile non solo dall’arrivo con il contagocce degli aiuti umanitari, ma soprattutto dai diversi interessi nell’area delle superpotenze del mondo multilaterale competitivo (Cina, Russia, Usa, Turchia, Paesi arabi) a caccia di risorse sopra e sotto il suolo.

 

 

La guerra in Ucraina è a noi vicina e dunque ci coinvolge ancor di più, ma purtroppo la guerra accomuna tanti, troppi paesi, l’elenco sarebbe più lungo ma ci soffermiamo sulle tre realtà in cui le suore di Maria Bambina sono direttamente coinvolte nel conflitto stesso o nelle conseguenze che una guerra comporta.

UCRAINA 

L’invasione russa dell’Ucraina è iniziata alle 4 del mattino del 24 febbraio, ora italiana. L’«operazione militare speciale» annunciata si è ben presto rivelata un attacco totale.

La Romania è il paese Nato con il più lungo confine con l’Ucraina: 650 km.

I bombardamenti a soli 15 chilometri dal territorio romeno hanno spinto 90.000 profughi ad entrare nel paese (dati aggiornati al 28 febbraio dalla Polizia di Frontiera Rumena).

Come vediamo ogni giorno dalle immagini dei media sono soprattutto donne, bambini e anziani coloro che scappano dai bombardamenti russi, perché agli uomini tra i 18 e i 60 anni, in grado di combattere, non è permesso uscire dal paese.

Migliaia di persone varcano quotidianamente il confine rumeno dove sono i benvenuti. E’ grande e generosa la risposta che la popolazione rumena sta dando all’accoglienza dei profughi. Da semplici cittadini e volontari, ad associazioni locali come la Caritas diocesana e la Croce rossa.

I romeni offrono trasporto gratuito, alloggi nelle pensioni e alberghi, anche i monasteri si sono aperti ai rifugiati.

L’Università di Iasi, paese a 45 km.al confine con la Moldavia (dove si trovano le suore) sta offrendo, oltre all’alloggio, anche assistenza psicologica, gli studenti delle scuole superiori stanno raccogliendo beni alimentari, vestiti, coperte, giocattoli.

La stessa macchina di solidarietà si è messa in moto a Bucarest, Faraoani e Bacau, tutte le comunità delle nostre suore sono in contatto con la Caritas diocesana, con la quale collaborano e alla quale inviano gli aiuti che stanno ricevendo.