ZAMBIA, Chirundu – Villaggio della Vita

PROGETTO K012 – SETTORE D’INTERVENTO: SVILUPPO SOCIALE 

Lo Zambia è un ex colonia britannica, conosciuta fino all’indipendenza ottenuta in modo pacifico nel 1964 come Rhodesia Settentrionale. Oggi deve il suo nome al fiume Zambesi, che segna il confine con lo Zimbabwe e deve la sua notorietà alle imponenti cascate, scoperte nel 1855 dal missionario David Livingstone.

Le tribù locali le chiamano “Mosi oa Tunya” ovvero “fumo che tuona“, e non a caso: la grande massa d’acqua, cadendo nel dirupo, genera una nebbia di gocce d’acqua che sale a oltre 1.600 metri di altezza, ed è visibile da una distanza di 40 km. Con i loro 128 mt.di altezza e più di 1 km.e mezzo di gola profonda sono tra le cascate più imponenti del mondo, Livingstone le battezzò Victoria Falls (Cascate Vittoria) in onore della regina.

Al momento dell’indipendenza lo Zambia era il maggior produttore di rame nel mondo e potenzialmente il paese più ricco del continente africano. Il succedersi di cattivi governi, il debito pubblico, le malattie endemiche lo hanno portato ad essere oggi uno dei paesi più poveri.

La capitale Lusaka, dà l’impressione di una certa modernità e agiatezza, che tuttavia contrasta con il sottosviluppo delle zone rurali, dove c’è assoluta carenza anche dei bisogni umani fondamentali.

Nel Paese vivono una settantina di gruppi etnici differenti, quasi tutti di origine bantu (90%), di questi i più numerosi sono i Bemba (21%), i Tonga (13,5%) ed i Chewa (7,5%), vi sono poi piccole minoranze europee ed asiatiche; lo Zambia dal 1996 è costituzionalmente una Nazione cristiana, in maggior parte protestante (75%) ed in misura minore cattolica (20%), anche se diverse persone praticano tuttora riti animisti tradizionali.

Paese dell’Africa Sub-Sahariana lo Zambia ha una superficie che è due volte e mezza quella dell’Italia ed una popolazione di circa 15 milioni di abitanti. Nella seconda metà del 20° secolo ha quasi quintuplicato la sua popolazione, l’incremento demografico è stato impetuoso, raggiungendo tassi annui superiori al 3%, per poi scendere progressivamente a causa della storica piaga della malaria e della pandemia dell’AIDS che negli anni ’80 sterminò intere generazioni  lasciando migliaia di orfani (56.000 morti l’anno e oltre un milione di sieropositivi nel 2007).

La Chiesa ricopre un ruolo sostitutivo alle carenze governative nel campo dell’educazione, della sanità e dei servizi sociali. La sua presenza è assai sentita anche nei mezzi di comunicazione, a garanzia di libera informazione ed al suo interno la presenza dei laici è molto attiva.

Le suore di Maria Bambina arrivarono in Zambia nel 1959, avendo aderito all’invito dell’allora Arcivescovo di Milano, Mons. Giovanni Battista Montini, che chiedeva la loro presenza per l’assistenza dei lavoratori italiani e delle loro famiglie impegnati nella costruzione della diga sul fiume Zambesi.

E’ proprio sulle sponde dello Zambesi che nasce nel 2004 il “Muzdi Wa Moyo”, il “Villaggio della vita” voluto e gestito dalla comunità di suore presenti a Chirundu.

Secondo le stime dell’UNICEF (2015), al mondo ci sono 140 milioni di orfani, dei quali 61 milioni in Africa, in Zambia su una popolazione di circa 15 milioni di abitanti se ne trovamo quasi 1.5 milioni di orfani. Il termine “orfano” indica un bambino/a  sotto i 18 anni che ha perso entrambi o un solo genitore, per qualsiasi causa. Al villaggio della vita vengono accolte ragazze orfane e/o provenienti da famiglie vulnerabili ove, nonostante la presenza della madre o del padre, l’ambiente familiare risulta inappropriato ed inadeguato per una crescita sana della bambina.

Purtroppo spesso le bambine sono vittime all’interno della stessa famiglia allargata di abusi psicologici, sessuali e destinate a matrimoni precoci.

Il villaggio può accogliere fino a 80 bambine e nel corso degli anni è stata data assistenza non solo a minori del posto ma anche provenienti da altri paesi come: Uganda, Zimbabwe, Malawi, RDC. Grazie alla collaborazione con Polizia, Social Welfare e CRS (Catholic Relief Services).

Attualmente il Villaggio ospita 63 bambine tra i 5 e i 18 anni. Le suore di Maria Bambina, insieme a 7 educatrici a tempo pieno (mami locali) le prendono in affidamento e si occupano di loro attraverso l’educazione scolastica, domestica e religiosa, alle attività creative, formative e culturali, aiutandole a crescere e a inserirsi nella comunità locale.

Il lavoro delle suore è inoltre anche quello di mantenere i contatti con la famiglia, incontrandosi una volta all’anno per cercare di ricreare un ambiente adatto che in futuro possa riaccogliere la bambina, diventata ormai adulta. Ove le condizioni risultano favorevoli le bambine possono trascorrere le vacanze scolastiche a casa.

Il villaggio è composto da 10 casette, ogni casetta può accogliere gruppi di 8 persone. Qui le bambine dormono e svolgono piccole attività quotidiane: cucito, compiti, ordine e pulizia. La cucina, invece, è posta in un angolo a parte del Villaggio: la maggioranza dei pasti è preparata su grandi fuochi a legna posti all’esterno. Tutte le bambine a turno contribuiscono a preparare i pasti che poi condividono.

Nel Villaggio troviamo anche 5 “shelters” (uno ogni due casette), ovvero grandi gazebi in parte in muratura con tetto di paglia e legno, utilizzati per lo svolgimento delle attività sia nella stagione secca che durante le piogge.

Le alte temperature e le piogge, insieme all’utilizzo quotidiano hanno logorato parte di queste strutture che necessitano una ristrutturazione.

OBIETTIVI E BENEFICIARI:

I beneficiari diretti sono le 63 bambine attualmente ospitate, le prossime che usufruiranno dell’orfanotrofio e le 7 educatrici a tempo pieno. Indirettamente ne beneficerà l’intera comunità di Chirundu. L’intento è quello di offrire spazi dignitosi e sicuri alle bambine.

COSTO DEL PROGETTO:

La ristrutturazione riguarda:

  • 5 shelters, sia la parte in muratura che il tetto;
  • 5 casette che richiedono un restyling in generale compreso il rifacimento del bagno, la sostituzione delle finestre con zanzariera e la pittura.

Il preventivo comprensivo delle spese di gestione e amministrazione della Fondazione (7%) è di euro 37.450

 

Sono iniziati i lavori di restauro della prima casetta!!!Chiediamo ancora il vostro aiuto per andare avanti, grazie mille!

Si procede col restauro degli “shelters” e le ragazze danno una mano…..

CI SIAMO QUASI!!!!ANCORA UN PICCOLO AIUTINO PER CONCLUDERE IL PROGETTO…….