FONDO VITA

ABBICI’ DI MEULI’

SETTORE INTERVENTO: SOCIALE

Bartolomea Capitanio, la Meuli’, da cui abbiamo preso il nome, agli inizi del 1800 per rispondere alle esigenze educative del suo paese e del suo tempo, prese “la patente di maestra”.

Come ogni maestra sa bene, per il progresso degli alunni occorre partire dai fondamentali, da quello che definiamo l’abbicci.

L’abbicci di Meuli’ richiama la nostra attenzione  su quei valori che rispecchiano alcuni dei diritti umani di base di ogni persona: vita, salute , istruzione.

Siamo fortemente convinti e consapevoli che  assicurando  il pane quotidiano, la possibilità di curarsi e l’opportunità d’ istruirsi, ciascun essere umano può vivere la propria  vita in maniera dignitosa .

Tutto il mondo ha dovuto e sta facendo fronte alla pandemia di Covid19.

Purtroppo oltre al virus bisogna fare i conti anche con le conseguenze economiche e sociali delle misure messe in atto come i prolungati lockdown che, se da una parte hanno funzionato, su altri fronti hanno purtroppo creato dei danni severi.

Nei paesi del terzo mondo dove già esiste un’economia precaria, di sussistenza, di esportazione, possiamo solo immaginare cosa abbia significato più di 1 anno e mezzo di stallo.

Sono ormai quotidiane le richieste di aiuto che ci giungono dalle terre di missione per i bisogni primari: cibo, medicine, cure sanitarie, in seguito all’ulteriore impoverimento della gente a causa della perdita del lavoro, dell’impossibilità di muoversi per i loro quotidiani scambi commerciali e/o per recarsi presso ambulatori ed ospedali.

Nel mondo, il numero di persone che soffrono a causa della fame continua ad aumentare, secondo gli ultimi dati della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), oggi circa 690 milioni di persone soffrono la fame, ovvero l’8,9% della popolazione mondiale.

Il rapporto lancia anche un allarme relativo proprio alla pandemia di COVID-19, prevedendo che ALTRI 130 milioni di abitanti del pianeta cadranno nella morsa della malnutrizione cronica per le conseguenze dell’emergenza coronavirus.

E’ difficile pensare che nel XX secolo si possa ancora parlare di “Fame”, eppure è la realtà di ogni giorno con la quale le nostre suore si scontrano nei paesi del terzo mondo e, non solo.

Da situazioni gravi e disperate di vera e propria denutrizione che porta anche alla morte, a malnutrizione che a lungo andare sfocia in seri problemi di salute. I bambini e gli anziani sono coloro che maggiormente soffrono di questa mancanza.

Le suore cercano coi mezzi a loro disposizione di intervenire in tutte le realtà bisognose attraverso la distribuzione di cibo, molto spesso in collaborazione con le Caritas locali:

  • nelle scuole, dove molto spesso per gli studenti si tratta dell’unico pasto della giornata;

  • nei dispensari, dove si recano le mamme coi loro bambini sottopeso;

  • negli ospedali, dove solitamente non è previsto il pasto, che deve essere portato dai parenti;

  • agli anziani rimasti soli, che non sono più in grado di coltivare la loro terra;

  • e a chiunque bussi alla porta affamato.