ETIOPIA, Fullasa – Il diritto alla vita

PROGETTO K010 – SETTORE D’INTERVENTO: SANITA’

L’Etiopia, ufficialmente denominata Repubblica federale democratica dell’Etiopia è uno Stato situato nel Corno d’Africa con una popolazione di 102,3 milioni di abitanti e capitale Addis Abeba. Priva di sbocchi sul mare, occupa una superficie totale di 1 100 000 chilometri quadrati. E’ un paese dotato di una grande biodiversità: dai deserti lungo il confine orientale, alle foreste tropicali del sud, ad ampie zone afro-montane, nelle parti settentrionali e del sud-ovest.

La popolazione etiope è formata da più di 80 gruppi etnici, si parlano novanta lingue diverse. L’inglese è la lingua straniera più parlata e viene insegnata in tutte le scuole secondarie. L’amarico è la lingua di insegnamento della scuola primaria, ma è stato sostituito in molte aree con l’oromiffa, il tigrino ed il somalo.

L’Etiopia ha stretti legami storici con tutte e tre le principali religioni abramitiche del mondo: ebraismo, cristianesimo e islam. Nel IV secolo, la regione è stata una delle prime al mondo ad adottare ufficialmente il cristianesimo come religione di Stato.

L’economia etiope è fortemente dipendente dai proventi del settore agricolo e gran parte degli scambi commerciali avviene a livello locale, con una limitatissima presenza sul mercato mondiale. L’agricoltura e l’allevamento, praticati con modalità fortemente arretrate dal 78% della popolazione attiva, sono le forme di attività economica più diffuse.

Grandi fattorie commerciali, molte delle quali gestite dal governo, forniscono, sia per esportazione sia per consumo interno: caffè (la coltura largamente più importante, che impiega circa un quarto della popolazione), cotone, tabacco, zucchero, frutta, verdura, cereali, ma la siccità, cui negli ultimi anni si sono aggiunti i disagi causati dalla guerra civile, ha spesso costretto il paese a importare prodotti alimentari di base.

Sebbene esista un gran numero di giacimenti minerari, gli spessi strati di lava vulcanica rendono assai arduo il processo di estrazione, per questo  motivo la stessa produzione industriale si basa principalmente sulla lavorazione di prodotti alimentari e sul settore tessile, del tutto dipendenti dall’agricoltura.

Nel 2016 l’Etiopia è stata vittima del più intenso periodo di siccità dal 1984, che ha ridotto oltre 10 milioni di persone in stato di carestia. Il governo di Addis Abeba è stato in grado di contenere la crisi attraverso un programma denominato PSNP (Productive Safety Net Programme). Grazie a questo piano 6 milioni di persone sono state coinvolte nella costruzione di infrastrutture o piccoli progetti, ricevendo in cambio salari minimi accompagnati da beni alimentari.

Ma uno sviluppo così rapido sarebbe stato impensabile senza l’apporto di capitali stranieri, che ancora rappresentano tra il 50% e il 60% dell’intero bilancio nazionale. In particolare è la Cina, anche più di USA o UE, ad essersi affermata come principale partner commerciale dell’Etiopia.

Il PIL infatti ha conosciuto una crescita media intorno al 10% annuo nell’ultimo decennio, ma come è di consueto nei paesi africani lo sviluppo non si è ampliato a tutte le fasce sociali, come dimostra il 167° posto  nella classifica riguardante il PIL pro-capite.

L’impressione generale, quindi, è che la crescita dell’economia etiope sia ancora riservata a una fetta ristretta di popolazione, in una sorta di contrasto sempre più netto tra la ricchezza emergente e una base di povertà assoluta.

Fullasa si trova nella regione del Sidamo, a sud del paese al confine con Kenia e Somalia. E’ un territorio prevalentemente montuoso e molto arido. La gente  è davvero povera, lotta quotidianamente per le necessità di base: cibo, acqua, medicine ed istruzione.

L’agricoltura è di sussistenza, basata su coltivazioni stagionali.  Molti bambini si dedicano all’ allevamento del bestiame. Malnutrizione, malattie e analfabetismo sono i gravi problemi a cui le nostre suore in collaborazione con dei padri Comboniani cercano di dare risposta attraverso attività formative, educative, pastorali  e di assistenza medica per migliorarne le condizioni di vita.

In Etiopia muoiono per complicazioni legate al parto più di 830 donne al giorno:

  • solo per il 60% delle gravide è disponibile un’assistenza qualificata durante il parto;
  • meno del 40% ricevere le cure necessarie dopo aver dato alla luce il bambino.

Le ragioni per lo scarso affidamento alle cure post-parto sono varie:

  • le stesse donne non lo ritengono necessario, consueto;
  • le strutture sono troppo lontane dal loro villaggio;
  • quelle presenti non hanno attrezzature adeguate o personale qualificato.

I dati globali indicano che nel 2015 circa 6 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni sono deceduti.

Il 45% nel primo mese di vita, più dell’85% per infezioni o malnutrizione, a causa della malaria o in conseguenza di una polmonite.

La clinica di Fullasa è una delle tredici strutture elitarie della diocesi di Hawassa, situata nel distretto di Boricha, nella zona di Sidama. L’area è caratterizzata da condizioni climatiche calde con piogge irregolari che causano frequenti episodi di siccità e malattie. Malnutrizione acuta, malaria, diarrea, tifo e febbre tifoide sono le principali cause di morbilità e mortalità nell’area.

Secondo il rapporto finanziario della clinica degli ultimi 7 anni le entrate coprono il 73% circa delle spese sostenute ma, nel 2016 il governo per costruire una strada che attraversa il compound rade al suolo alcune delle costruzioni appartenenti alla clinica che si vede all’improvviso costretta a utilizzare spazi troppo ridotti per il buon funzionamento delle attività ospedalierie e obbligata a sospenderne alcune.

Dal danno alla beffa……le nuove leggi del Ministero della Sanità impongono nuovamente l’ampliamento della clinica per poter essere in regola con gli standard nazionali e continuare ad operare sul territorio, da parte sua il governo etiope mette a disposizione il terreno limitrofo.

Fortunatamente è intervenuta la diocesi locale di Awassa che ha trovato un partner finanziario  nella Caritas Austria, che si impegna a finanziare la ricostruzione e l’ampliamento della clinica. Le nostre suore che vi lavorano in prima persona chiedono il nostro aiuto per l’approvvigionamento di: medicine (in particolare per l’epilessia molto diffusa), garze, cotone, reagenti per gli esami di laboratorio, guanti, aghi e filo di sutura.

OBIETTIVI E BENEFICIARI:

L’obiettivo principale è migliorare la qualità e l’accessibilità ai servizi sanitari delle comunità più vulnerabili, in particolare nel bacino di utenza di Fullasa che insieme ai villaggi rurali nei dintorni conta più di 25.000 persone, di cui la maggioranza donne e bambini. Per raggiungere questo obiettivo è necessario ampliare la clinica attuale utilizzando il terreno messo a disposizione dal governo etiope e portarla agli standard richiesti dal Ministero della Sanità, ottenendo così il riconoscimento come clinica di medio livello. Indirettamente ne beneficeranno tutti coloro che dall’intero distretto di Boricha vorranno e potranno usufruirne.

COSTO DEL PROGETTO:  

Il costo che la clinica sostiene ogni anno per l’approvvigionamento di medicine e materiale sanitario per le prestazioni quotidiane nei vari reparti è un totale di 48.800 euro circa. La Fondazione si impegna a coprirne una parte che equivale a euro 16.050 (comprensivo del 7% di spese di gestione e amministrazione).

 

Il lavoro quotidiano delle suore alla clinica………