BANGLADESH, Rajshahi – I nonni di Rajshahi

PROGETTO K011 – SETTORE DI INTERVENTO: SANITA’ E SVILUPPO SOCIALE

Possiamo  parlare della storia del Bangladesh a partire dal 1971, data di nascita di questo stato per secessione dal Pakistan orientale. Quando l’India diventa indipendente (1947) nascono due stati, uno indù (India) e uno musulmano (Pakistan e poi Bangladesh). Le radici di questa repubblica dunque sono in comune a tutto il subcontinente indiano.

La popolazione di circa 170 milioni di abitanti ha un tasso di crescita annuo del 2%! Etnicamente è omogenea, a parte una minoranza di tribali, e parla la lingua bengali. E’ però molto usato anche l’inglese che viene insegnato a scuola. Circa un quarto della popolazione risiede nelle città. La capitale – Dhaka – è una megalopoli di dodici milioni di abitanti. Il livello di scolarizzazione è solo del 41%: il 52% degli uomini e il 29% delle donne.

Il Bangladesh è ricco di bellezze naturali e di storia. Le sue origini risalgono a tre-quattromila anni fa. Il paese è ancora lontano da un processo politico veramente democratico, la sua politica è strutturata formalmente su di una serie di principi democratici che restano tali, e su un’economia politica profondamente radicata in una cultura di gerarchia, clientelismo e patronato. Il governo attuale sta perseguendo una politica islamica, e gli ideali laici di un Bengala d’oro della guerra di indipendenza, vengono lentamente ma fermamente erosi. Con una tale democrazia ancora primordiale, e un clima di incertezza politica, l’economia del Bangladesh è costretta a soffrirne.

Si aggiungono gli effetti del cambiamento climatico oramai visibili in molti Stati del mondo, in particolare in Bangladesh. Quale enorme pianura alluvionale sul delta del Gange, questo Paese è attraversato da più di 700 fiumi e con una linea costiera di 750 km che lo circonda completamente dall ’acqua. Il clima tropicale monsonico, caratterizzato da abbondanti piogge estive fa il resto, con veri e propri uragani e inondazioni dagli effetti catastrofici. Durante il periodo delle piogge anche gli spostamenti divengono pericolosi e le comunicazioni difficili.

L’economia è prevalentemente agricola e per lo più di sussistenza, date anche le difficoltà meterologiche. Si coltivano soprattutto riso, tea, juta. Il surriscaldamento del Pianeta ha infatti aumentato la frequenza e la violenza di calamità naturali, costringendo milioni di persone a lasciare le campagne del sud per trasferirsi nelle città dove il contesto socio-culturale è caratterizzato da povertà diffusa, con forti disuguaglianze sociali.

Rajshahi, detta “città della seta” è la quarta città del Bangladesh con circa 750.000 abitanti. La scritta “made in Bangladesh” è sempre più comune sulle etichette dei capi di abbigliamento in vendita a Milano, Londra, New York o Parigi. Una volta considerato troppo povero e irrilevante nell’economia mondiale, oggi lo stato asiatico invade i mercati europei e americani di magliette, camicie, pantaloni e biancheria intima. Il settore dell’abbigliamento rappresenta l’80 per cento dell’export del Bangladesh. Il successo dei capi made in Bangladesh ha una ragione semplice: il basso costo del lavoro, troppo basso, ormai inferiore a quello della Cina.  I rappresentanti dei lavoratori di una dozzina di aziende che operano sul mercato mondiale dell’abbigliamento hanno chiesto alle autorità locali di incoraggiare un aumento dei salari per placare il diffuso malcontento: la risposta è stata negativa. Il problema è che gli imprenditori del settore tessile (circa 5 mila aziende) hanno un peso rilevante perché finanziano generosamente le forze politiche e, in molti casi, hanno assunto il controllo dei mezzi di informazione. Perciò meglio non disturbarli e lasciare le lavoratrici e i lavoratori con stipendi da fame.

Le suore sono presenti nell’allora Bengala orientale fin dal 1860 in collaborazione nel loro servizio con i missionari del Pime. Giunti a Rajshahi negli anni ’70 si accorsero che la città era piena di tribali che vivevano nelle baraccopoli, emarginati e sfruttati. Commercio illegale, prostituzione, droga, alcolismo, microcriminalità, queste le maggiori piaghe nelle grandi megalopoli! Insieme fondarono e costruirono tre quartieri di tribali, in maggioranza animisti, unendoli in villaggi propri, dove poter conservare lingua, cultura, tradizioni. Costruirono per loro piccole scuole, offrendo assistenza, aiuti e conforto. Oggi a Rajshahi, le suore gestiscono il «Sick Shelter» per curare i malati di tubercolosi, la scuola e una casa famiglia per le ragazze a rischio, da accogliere ed educare.

 

Anche nel continente asiatico raddoppia il numero degli anziani (rispetto alla popolazione), dove sembra, girando, che ci siano solo giovani. Il tessuto sociale in cui erano integrati non resiste, le forme di assistenza statale sono fragili, la sanità costa (come ovunque). Un tempo vivevano nel loro nucleo sociale, nel villaggio, dove avevano un ruolo e uno scopo. L’urbanizzazione sta distruggendo questo equilibrio e anche nel mondo contadino gli anziani perdono utilità, diventano un peso. Il declino dell’agricoltura a causa dei cambiamenti climatici e il crescente sviluppo dell’industria tessile portano a migrazioni di massa dalle zone rurali alle città. Da queste migrazioni gli anziani restano esclusi per ragionevoli motivi di età, per la non inclinazione agli spostamenti e  per l’attaccamento alla terra d’origine. Sono dunque sempre più numerosi  coloro che restano soli ed isolati, incapaci di provvedere a se stessi.

 

OBIETTIVI E BENEFICIARI:

L’obiettivo delle suore è di garantire una vita dignitosa agli anziani del villaggio, specialmente a coloro che sono rimasti soli, attraverso la costruzione di un Centro, realizzabile con la ristrutturazione di una parte di edificio di proprietà delle stesse suore.

Gli anziani autosufficienti usufruiranno  dell’assistenza medica, gli altri impossibilitati a prendersi cura di se stessi potranno essere accolti in maniera permanente. A chi avrà la possibilità verrà richiesto un contributo per l’approvvigionamento di medicine e una quota mensile per vitto,alloggio e assistenza. Per tutti quelli indigenti il servizio sarà gratuito. Inizialmente la struttura sarà in grado di accogliere 6 anziani come ospiti fissi. Il flusso di coloro che si recheranno al centro per cure e ritiro medicinali è previsto per 25/30 persone.

 COSTO DEL PROGETTO:

Il costo del progetto per la ristrutturazione di 4 ambienti destinati alla creazione di 6 stanze e 4 bagni è di euro 6.099 (comprensivo del 7% di spese di gestione e amministrazione della Fondazione).

 

 

 

SONO PARTITI I LAVORI…………………….!!!!!!!!!!!!!

Le suore in loco chiedono pazienza in quanto la stagione delle piogge sta rallentando i lavori ma, tutto procede nel migliore dei modi come possiamo vedere dalla ultime foto inviateci.

Siamo tutti impazienti di vedere i primi nonni/e entrare nella casa!

CI SIAMO QUASI…………………!!!!

IL NOSTRO BEN ARRIVATI AI NONNI DI RAJSHAHI!! GRAZIE DI CUORE A VOI TUTTI CHE AVETE CONTRIBUITO ALLA RISTRUTTURAZIONE DELLA CASA E, SOPRATTUTTO GRAZIE ALLE SUORE CHE SI PRENDONO CURA DI CHI E’ SOLO E HA BISOGNO DI CURE E ATTENZIONI.