ETIOPIA, Tigray

PROGETTO K039 – SETTORE D’INTREVENTO: ISTRUZIONE E FORMAZIONE
  • LUOGO D’INTERVENTO E CONTESTO:

L’Etiopia, ufficialmente denominata Repubblica federale democratica dell’Etiopia è uno Stato situato nel Corno d’Africa con una popolazione di 120 milioni di abitanti e capitale Addis Abeba. Priva di sbocchi sul mare, occupa una superficie totale di 1 100 000 chilometri quadrati. E’ un paese dotato di una grande biodiversità: dai deserti lungo il confine orientale, alle foreste tropicali del sud, ad ampie zone afromontane, nelle parti settentrionali e del sud-ovest.

La popolazione etiope è formata da più di 80 gruppi etnici, si parlano novanta lingue diverse. L’inglese è la lingua straniera più parlata e viene insegnata in tutte le scuole secondarie. L’amarico è la lingua di insegnamento della scuola primaria, ma è stato sostituito in molte aree con l’oromiffa, il tigrino ed il somalo. L’Etiopia ha stretti legami storici con tutte e tre le principali religioni abramitiche del mondo: ebraismo, cristianesimo e islam.

L’economia etiope è fortemente dipendente dai proventi del settore agricolo e gran parte degli scambi commerciali avviene a livello locale, con una limitatissima presenza sul mercato mondiale. L’agricoltura e l’allevamento, praticati con modalità fortemente arretrate dal 78% della popolazione attiva, sono le forme di attività economica più diffuse. Grandi fattorie commerciali, molte delle quali gestite dal governo, forniscono, sia per esportazione sia per consumo interno: caffè (la coltura largamente più importante, che impiega circa un quarto della popolazione), cotone, tabacco, zucchero, frutta, verdura, cereali, ma la siccità, cui negli ultimi anni si sono aggiunti i disagi causati dalla guerra civile, ha spesso costretto il paese a importare prodotti alimentari di base.

Sebbene esista un gran numero di giacimenti minerari, gli spessi strati di lava vulcanica rendono assai arduo il processo di estrazione, per questo  motivo la stessa produzione industriale si basa principalmente sulla lavorazione di prodotti alimentari e sul settore tessile, del tutto dipendenti dall’agricoltura. Uno sviluppo rapido sarebbe impensabile senza l’apporto di capitali stranieri, che ancora rappresentano tra il 50% e il 60% dell’intero bilancio nazionale. In particolare è la Cina, anche più di USA o UE, ad essersi affermata come principale partner commerciale dell’Etiopia.

Il PIL ha conosciuto una crescita media intorno al 10% annuo nell’ultimo decennio, ma come è di consueto nei paesi africani lo sviluppo non si è ampliato a tutte le fasce sociali, come dimostra il 167° posto  nella classifica riguardante il PIL pro-capite. L’impressione generale, quindi, è che la crescita dell’economia etiope sia ancora riservata a una fetta ristretta di popolazione, in una sorta di contrasto sempre più netto tra la ricchezza emergente e una base di povertà assoluta.

Il 4 novembre (2020) l’esercito di Addis Abeba, in risposta all’attacco a un deposito d’armi federale da parte dei ribelli tigrini ha sferrato l’offensiva che è diventata detonatore in tutto il Paese. L’operazione per ristabilire l’ordine costituzionale doveva durare un mese! Si è combattuto in maniera continua fino al 20 novembre 2022. Ad oggi, a periodi di tregua si susseguono altri scontri allargatisi oltre il Tigray anche nella regione dell’Amhara. Il sogno di riformare il paese del premier Abiy, l’uomo che vinse il Nobel per la pace (2019) mettendo fine alla guerra fredda con l’Eritrea, si è spento nel sangue.

In quei lunghi mesi il governo di Addis Abeba ha isolato completamente la regione del TIGRAY, bloccandone l’accesso a beni commerciali e aiuti umanitari, secondo il report delle Nazioni Unite sono circa 1,9 milioni gli sfollati in altre regioni del paese, 100 mila bambini sono a rischio malnutrizione. I riflettori internazionali su questo pezzo d’Africa sono spenti, a parte sporadici reportage anche perchè l’Etiopia non intende cedere a pressioni straniere, considerate ingerenze. Il conflitto etiope è un danno per tutto il Corno d’Africa poichè l’Etiopia è il secondo paese più popoloso dell’Africa, sede dell’Unione africana e, snodo economico e commerciale di prima importanza per l’intero Continente africano.

I Missionari d’Africa (Padri Bianchi) nel Tigray e nella regione di Amhara sono tra le poche organizzazioni rimaste vicino alla popolazione. Con enormi sforzi cercano di affrontare il grande problema umanitario in corso nelle due regioni  ridando alla popolazione e ai migliaia di sfollati una parvenza di normale quotidianità, nonché una speranza per il futuro. I progetti sociali da loro portati avanti sono dedicati ai più vulnerabili:

  • bambini di strada, orfani e/o provenienti da famiglie con problematiche;
  • giovani il cui percorso scolastico si è interrotto per 2 anni e rimasti senza lavoro;
  • centinai di migliaia di sfollati interni senza una casa.

Oltre alla Guerra, eventi naturali come la siccità e le infestazioni di locuste si verificano purtroppo con una certa regolarità. Le conseguenze di un conflitto sempre pronto a scoppiare nuovamente, hanno portato ad un innalzamento esorbitante del prezzo di prodotti alimentari, affitti delle case, abbigliamento, materiale scolastico, medicine ecc…che per persone che già vivevano sotto la soglia di povertà significa non riuscire a sopravvivere.

I Padri Bianchi hanno nelle città di Adigrat (Tigray) e di Kombolcha (Ahmara):

  • una casa di accoglienza per bambini;
  • un centro giovanile;
  • un dispensario dove quotidianamente si distribuiscono cibo, vestiario, medicine e si da il primo soccorso (soprattutto psicologico).

Nel centro di Adigrat vengono sostenute più di 80 famiglie di sfollati.

La St. Mary’s Children’s Home di Adigrat accoglie 60 bambini per lo più orfani, fornendo loro un ambiente favorevole all’apprendimento scolastico e allo sviluppo umano. Vengono forniti pasti regolari, vestiti e alloggio. Il centro dispone di assistenti sociali professionisti per monitorare i progressi di ciascuno.

Il Selam Youth Center ad Adigrat e (il Brush Tesfa Youth Center in Kombolcha), forniscono uno spazio sicuro alla fascia di età adolescenziale mettendo a loro disposizione una biblioteca e un laboratorio informatico a cui si rivolgono più di 480 giovani. Durante l’estate i più grandi organizzano corsi di recupero dalla prima all’ottava classe, attività sportive e incontri per promuovere la pace.  La scorsa estate hanno partecipato ai corsi oltre 400 bambini e ragazzi/e.

La Fondazione si impegna a raccogliere fondi per acquistare 5 computers e una fotocopiatrice per il centro giovanile di Adigrat.

 OBIETTIVI E BENEFICIARI:

I beneficiari diretti sono più di 400 bambini che frequentano nel periodo estivo i corsi di recupero e  oltre 480 giovani che usufruiscono dei laboratori e della biblioteca. Dopo la riapertura del centro rimasto chiuso 2 anni a causa della Guerra si è registrato nell’agosto/settembre 2023 un aumento di bambini desiderosi di partecipare alle attività soprattutto sportive, raggiungendo a volte il numero elevatissimo di oltre 3.000!

COSTO DEL PROGETTO:   

Per l’acquisto dei 5 computers e della stampante il costo è di euro 9.630,00 (comprensivo del 7% di spese di gestione della Fondazione).